Divorzio e gioielli, ecco cosa dice la legge

 

L’amore e le relazioni di coppia sono forse le due componenti della nostra vita più difficili da tenere equilibrate. Quando in un rapporto quel legame apparentemente indissolubile si spezza, si prendono delle decisioni dolorose, come la separazione o il divorzio (per le coppie sposate).

 

Nel momento in cui i coniugi decidono di prendere strade diverse, viene a galla tutta la rabbia che si prova vicendevolmente e si avanzano pretese, considerate spesso inammissibili. Non sempre si arriva ad un divorzio consensuale, ma spesso il partner cerca di "farla pagare" all'altra ex metà in ogni modo.

Tra queste pretese c’è spesso quella della restituzione dei regali, soprattutto quelli di valore come gioielli in oro, metalli e pietre preziose e monili.

 

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In particolare gli uomini hanno la propensione a rivolere indietro quello che hanno donato. In alcuni casi poi sono proprio le donne che si sentono in dovere di rimarcare la presa di distanza gettando indietro l’anello di fidanzamento o gli orecchini ricevuti per il compleanno. In alcuni casi si è sentito di donne talmente ferite e "arrabbiate" da aver rivenduto la fede o l'anello di fidanzamento dai compro oro.

 

 

Ma è fattibile come cosa? E cosa dice la legge a riguardo?

Per prima cosa l’ordinamento italiano considera in generale, i regali che una coppia si scambia come liberalità d'uso. In quanto tali non dovrebbero essere restituite. L’uso del condizionale in questo caso è d’obbligo perché in caso di separazione della coppia, potrebbe considerarsi lecita la restituzione i regali di valore economico ingente.

Per arrivare alla restituzione dei gioielli, come prima cosa si deve  fare una verifica sul valore del regalo, per capire se è commisurato alla condizione economica del donante e alla occasione. Al contempo si deve anche valutare quelli che sono i rapporti esistenti tra le parti e la posizione sociale delle stesse.

 

 

La decisione della Corte di Cassazione

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La Corte di Cassazione, in una sentenza di quasi vent’anni fa aveva stabilito che i regali preziosi non vanno restituiti. All’epoca aveva analizzato il caso di un avvocato milanese che una volta entrato in crisi con la coniuge, avrebbe voluto indietro una preziosa parure d'oro e zaffiri regalata alla moglie, quando tra i due andava tutto a gonfie vele.

L’ex marito aveva sollevato la questione dinanzi agli Ermellini facendo leva sulla non corretta applicazione del codice civile da parte dei giudici di appello che non avevano accolto la sua domanda di restituzione della parure in questione. A suo avviso era stato fuori luogo definire la parure un monile femminile posto nella disponibilità della moglie. Ma di tutto contro i Giudici della Suprema Corte avevano respinto la sua richiesta, concedendo alla ex consorte di rimaner legittima proprietaria di quel dono.

A distanza di oltre 13 anni da quella pronuncia, la Corte di Cassazione (N. 18280/2016 del 19 settembre 2016) si è espressa in maniera del tutto divergente dalla precedente sentenza. I giudici hanno esaminato un caso durato ben dieci anni di una ex coppia che si contendevano dei regali molto costosi che l’uomo aveva fatto alla compagna.

La corte esordisce dicendo che lo scambio di regali nella coppia va annoverato tra le donazioni d'uso perché avvengono in occasioni in cui è comune e diffusa la prassi di fare regali. Quando quindi l’oggetto prezioso viene fatto per le occasioni speciali, la restituzione non è legittima. Ma se si va a fondo alla questione e si valuta il valore economico del regalo oltre all’occasione in cui è stato dato, la restituzione potrebbe essere fondata.

Il caso in esame prevedeva che un uomo molto ricco chiedesse alla sua ex la restituzione di una dozzina di oggetti di valore tra cui opere di Klimt, Picasso e un anello con diamante di tredici carati.

Di tutto questi oggetti, la donna è stata condannata a restituire in forma specifica o attraverso il controvalore in denaro un diamante e un’opera di Picasso.

 

La questione dei gioielli di famiglia

Contrariamente ad altri Stati (tipo gli USA) dove lo spirito familiare e le tradizioni non hanno molto importanza, in Europa e nel nostro Paese i cimeli di famiglia sono qualcosa di molto prezioso. Sebbene dunque un regalo sia un regalo, e un qualunque gioiello donato durante il matrimonio non vada restituito, quando si parla di gioielli di famiglia la regola è leggermente diversa.

I monili appartenuti agli antenati, non solo hanno un valore economico non di poco conto, ma hanno anche un valore affettivo molto forte non solo per chi li ha regalati, ma anche per il contesto famigliare alle spalle.

In tale ultimo caso dovrebbe essere buon uso procedere con la restituzione dei gioielli all’ex o, meglio, alla storia a cui appartengono. Nonostante la legge non si esprima a riguardo, portare la questione davanti ad un giudice potrebbe comportare l’obbligo di ridare indietro al legittimo proprietario il gioiello ricevuto in dono.

 

 

Regali tra ex: c’è obbligo di restituzione per legge?

Bisogna in tal senso considerare che secondo l’articolo 80 del codice civile solo in caso di rinuncia alla promessa di matrimonio (o dalla morte di uno dei due) l’ex ha diritto entrò un anno a richiedere la restituzione dei doni fatti in vista delle nozze. Non esiste dunque un articolo di legge che preveda l’obbligo di ridare indietro i gioielli dopo il divorzio.

 

Comunione dei beni e gioielli

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Nel nostro ordinamento vige tra i regimi patrimoniali, la comunione dei beni?

Trattasi di un accordo matrimoniale per il quale tutti gli acquisti compiuti da uno o entrambi i coniugi durante il matrimonio siano comproprietà tra marito e moglie. Tuttavia, L’articolo 179 del Codice Civile chiarisce palesemente che nel novero della comunione legale non rientrano i beni di «uso strettamente personale di ciascun coniuge ed i loro accessori». Tra gli accessori è facile individuare i gioielli.

Tuttavia in una sentenza del 2017 della Cassazione, una donna si è vista sequestrare dei gioielli di valore dopo l’arresto del marito. I giudici hanno giustificato la cosa affermando che, «in caso di comunione legale dei beni gli acquisti effettuati dopo il matrimonio sono di proprietà anche dell’altro coniuge, a meno che non si tratti di beni di uso strettamente personale del tutto sottratti, in quanto tali, alle disponibilità dell’altro».

Quindi in caso di giudizio, sarebbe possibile che i gioielli, in regime di comunione dei beni tra coniugi, possano essere restituiti.