Divorzio breve

 

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Ultime notizie: In Italia c’è ancora tanta voglia di sposarsi ma ancora di più sembra ce ne sia di separarsi specie da quando nell’estate del 2015 il ’divorzio breve’ è diventato realtà. Si accorciano di gran lunga i tempi, diminuiscono decisamente i costi e non è un caso che le prime ad approfittare della possibilità siano le coppie Over 60.

 

 

Un record di richieste

Un vero e proprio boom di richieste, quelle presentate nell’estate italiana 2015, tanto che le stime degli avvocati matrimonialisti sono di almeno 50 mila richieste in soli due mesi da quando la legge sul divorzio breve è diventata realtà.

Ma il numero è destinato decisamente ad alzarsi in tempi relativamente brevi perché uno dei punti di forza della legge è quello di poter essere retroattiva e quindi complessivamente le domande nel solo 2015 hanno raggiunto un numero impressionante.

Infatti quello che prevede la legge sul divorzio breve è la possibilità di presentare domanda per tutti quelli che abbiano portato le carte negli ultimi tre anni e che non abbiano ancora avuto una sentenza definitiva sul loro divorzio. Così si passerà dai canonici tre anni che servivano in precedenza ad un’attesa minima di sei mesi, sempre che non si sia chiesta la richiesta di giudizio che farà raddoppiare il tempo a 1 anno. In ogni caso la possibilità di scindere definitivamente il legame a prezzi ridotti e senza dover per forza mettere di mezzo l’avvocato sembra essere stata una molla decisiva per molte coppie, anche quelle di una certa età che non ci avevano pensato in precedenza.

 

Il divorzio breve della Chiesa cattolica

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Ma l’approvazione della legge sul divorzio breve sembra aver accelerato anche il processo decisionale nella Chiesa cattolica per quello che riguarda lo scioglimento dei vincoli da parte della Sacra Rota in merito ai matrimoni celebrati con rito religioso.

Dall’8 dicembre 2015 sarà infatti più semplice ottenere la nullità del matrimonio canonico, visto che non si dovrà più attendere tutta una serie di passaggi essenziali e che aumentavano i tempi perché il potere decisionale sarà nelle mani dei vescovi di ogni singolo territorio che potranno dichiarare la nullità dell’atto con una procedura abbreviata, al massimo entro 30 giorni se non ci sia in atto un contenzioso fra le due parti. In caso contrario il vescovo potrà decidere di optare per il procedimento ordinario che dovrà essere comunque celebrato entro un anno al massimo.

Le cause che possono portare all’annullamento? Mancanza di fede che generare la simulazione del consenso, l’aborto procurato per impedire la procreazione, la brevità della convivenza coniugale, la permanenza in una relazione extraconiugale mentre si stanno celebrando le nozze o in un tempo immediatamente successivo, l’aver nascosto dolosamente la sterilità o una grave malattia contagiosa, oppure ancora aver celato la presenza di figli nati da una precedente relazione o di una carcerazione, ma anche la violenza fisica inferta per estorcere il consenso.

 

 

Aggiornamento 27/05/2015: Dal 26/05/2015 il divorzio breve è in vigore. La legge è retroattiva e quindi valida anche per i procedimenti in corso se è già pendente un giudizio di separazione. Un ulteriore passo avanti potrebbe essere il divorzio immediato attualmente stralciato dal Ddl. Nel primo giorno di applicabilità della norma si è avuta  la prima applicazione della legge sul divorzio breve: una coppia di Oristano che era in attesa da due anni e mezzo e quindi possedeva i requisiti per l'applicazione della nuova normativa. A udienza conclusa la coppia era ufficilmente divorziata.

Aggiornamento 25/04/2015: Per divorzio si intende il processo legale che determina la fine di un matrimonio. Il divorzio è stato introdotto in Italia  il primo dicembre 1970 con la legge Fortuna-Baslini votata da radicali, socialisti, comunisti e rapubblicani e contrari la DC e MSI. Dopo 40 anni l'Italia compie una svolta sul divorzio con il via libera della camera al divorzio breve dopo battaglie, ostracismi e continui rinvii.

Con 398 si, 28 no e 6 astenuti l'Italia apre al divorzio breve. Con tale approvazione la procedura, i requisiti e la modulistica cambiano. Si  accorciano i tempi per porre fine ad un matrimonio ormai naufragato, infatti la novità del divorzio breve, se la volontà di porre fine al matrimonio è condivisa, è che il divorzio potrà essere richiesto davanti al sindaco o all'avvocato (senza passare dal giudice) dopo 6 mesi dalla separazione. Nel caso di separazione personale cioè se non ci sia la possibilità di presentare una domanda congiunta, si può fare ricorso davanti al giudice dopo un anno dalla separazione. Quindi si passa dai tre anni richiesti prima dell'introduzione del divorzio breve, ai soli 6 mesi o 12 mesi. La legge approvata alla camera presenta novità oltre che nei tempi anche per la comunione dei beni in quanto questa si scioglie all'atto della separazione autorizzata dal giudice o al momento di sottoscrivere la separazione consensuale. Il divorzio breve sarà operativo anche per i procedimenti in corso. La negoziazione assistita dagli avvocati è possibile sia se la coppia è senza figli sia se ci sono figli anche se sono figli minori o portatori di handicap grave. In tali ultimi due casi l'accordo deve essere verificato dal Pubblico Ministero con un eventuale possibile passaggio davanti al Presidente del Tribunale. Se la negoziazione assistita non porta a nessun accordo ci si dovrà rivolgere al Giudice. Il  divorzio breve non diminuisce il valore del matrimonio perchè saranno sempre i coniugi a decidere quando chiedere il divorzio dopo la separazione. Il costo del divorzio breve dipende dall'avvocato e dalla città dove questo esercita. Nelle città dove il costo della vita è maggiore come Milano, Roma, Torino e Genova, maggiore sarà il costo richiesto dal legale.

 

Divorzio breve: Cos'è

Per divorzio si intende il processo legale che determina la fine di un matrimonio. Il divorzio è stato introdotto in Italia il primo dicembre 1970 con la legge Fortuna-Baslini. Con l'approvazione del divorzio breve la procedura, i requisiti, i documenti e la modulistica sono cambiati  accorciando i tempi per porre fine ad un matrimonio ormai naufragato.

 

Divorzio breve: I tempi

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La novità della nuova legge sul divorzio breve, se la volontà di porre fine al matrimonio è condivisa, è che il divorzio potrà essere richiesto davanti al sindaco o all'avvocato (senza passare dal giudice) dopo 6 mesi dalla separazione. Nel caso di separazione personale cioè se non ci sia la possibilità di presentare una domanda congiunta, si può fare ricorso davanti al giudice dopo un anno dalla separazione. Quindi si passa dai tre anni richiesti prima dell'introduzione del divorzio breve, ai soli 6 mesi o 12 mesi.

 

Divorzio breve: Divisione dei beni

Novità si avranno per la divisione dei beni in quanto la comunione dei beni avrà termine all'atto della separazione autorizzata dal giudice. La negoziazione assistita dagli avvocati è possibile sia se la coppia è senza figli sia se ci sono figli anche se sono figli minorenni o portatori di handicap grave. In tali ultimi due casi l'accordo deve essere verificato dal Pubblico Ministero con un eventuale possibile passaggio davanti al Presidente del Tribunale. Se la negoziazione assistita non porta a nessun accordo ci si dovrà rivolgere al Giudice.

Il  divorzio breve non diminuisce il valore del matrimonio perchè saranno sempre i coniugi a decidere quando chiedere il divorzio dopo la separazione.

 

Divorzio breve: I costi

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Il costo del divorzio breve dipende dall'avvocato e dalla città dove questo esercita. Solitamente, dove maggiore è il costo della vita come a Milano, Roma, Torino o Genova, maggiore sarà il costo richiesto dal legale. Nelle città del sud come Napoli, Bari, Palermo, Catania Cagliari, dove il costo della vita è minore, generalmente la parcella dell'avvocato sarà meno esosa.

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Divorzio consensuale: procedura semplificata della “Legge breve”

 

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Grazie al decreto cosiddetto ‘sblocca Italia’ (D.L. n. 132 del 12 settembre 2014) il divorzio consensuale (o congiunto) oggi si può ottenere in tempi brevi (anche dopo pochi giorni), ridotti dalla procedura semplificata. Tutto questo è possibile perché basta formalizzare l’accordo di negoziazione assistita da un avvocato divorzista (sottoscritto da entrambi i coniugi), presentare domanda in forma di ricorso e prendere parte ad un’unica udienza in Tribunale.

In pochi giorni, l’avvocato formalizzerà l’accordo per, poi, trasmetterlo al Comune di competenza, lo stesso in cui il matrimonio è stato iscritto.

E’, soprattutto, la brevità della procedura che riduce i costi dell’operazione rispetto al vecchio sistema in tribunale.

Il decreto n. 132, convertito nelle “legge sul divorzio breve” n. 55 del 6 maggio 2015, ha adeguato il “divorzio all’italiana” dalle tempistiche record (in termini di lungaggini) agli standard europei.

 

 

Cos’è il divorzio consensuale

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Il divorzio consensuale, come suggerisce il nome, prevede il consenso di entrambi i coniugi tramite negoziazione assistita dai rispettivi avvocati.

E’, a tutti gli effetti, un atto di scioglimento dei vincoli matrimoniali determinato dal consenso dei coniugi che hanno raggiunto un accordo sugli aspetti essenziali che coinvolgono gli effetti del divorzio stesso: gli aspetti economici, personali, patrimoniali così come l’affidamento dei figli,  gli assegni di mantenimento, l’assegnazione della casa.

Mentre, in passato, i coniugi potevano essere assistiti dallo stesso avvocato in tribunale, con l’attuale procedura di divorzio consensuale ogni coniuge deve avere il suo legale per essere tutelato, proprio in assenza di controllo da parte del giudice.

Nei casi di separazione consensuale, bastano 6 mesi di non convivenza a partire dalla separazione stessa per richiedere ed ottenere lo scioglimento definitivo del matrimonio ovvero il divorzio.

Se la richiesta di divorzio consensuale parte da due coniugi che hanno trovato un accordo su tutto, la procedura risulterà ancora più veloce e consisterà in una sola udienza in tribunale cui seguirà la pubblicazione della sentenza di divorzio dopo sei mesi.

 

Divorzio consensuale di coppie con figli

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Il divorzio consensuale diventa una questione delicata in presenza di figli.

In fase di negoziazione, una particolare clausola prevede l’importanza di dichiarare che il figlio minore trascorra tempo sufficiente con i genitori. 

Se i coniugi hanno figli minori, maggiorenni incapaci oppure economicamente non autosufficienti o portatori di grave handicap, l’accordo raggiunto tramite negoziazione assistita da avvocato deve essere inviato al Procuratore della Repubblica del tribunale di competenza entro il termine di 10 giorni.

Il Procuratore sarà tenuto a verificare se l’accordo sia stato raggiunto considerando l’interesse dei figli al fine di poter autorizzare l’accordo stesso.

Procederà, quindi, a trasmetterlo al Presidente del Tribunale entro 5 giorni affinché questi possa fissare l’udienza per la comparizione delle parti nel giro di 30 giorni.

L’accordo potrà essere inviato al Procuratore per ottenere il nullaosta solo in assenza di figli minori, maggiorenni incapaci o portatori di grave handicap.

 

 

Quando è possibile il divorzio consensuale senza avvocato

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E’ possibile procedere sia con la separazione consensuale sia con il divorzio consensuale rivolgendosi direttamente al sindaco del Comune in cui è iscritto il matrimonio oppure al sindaco del Comune di residenza di uno dei coniugi in determinate circostanze che escludano, ad esempio, patti di trasferimento patrimoniale. Questi ultimi possono essere sottoscritti solo in fase di negoziazione assistita dagli avvocati di entrambe le parti.

Procedere con il divorzio consensuale senza il supporto di un avvocato significa rinunciare alla possibilità di consultarsi con un professionista per ottenere suggerimenti importanti, il controllo sulla sua validità, consigli sulle scelte migliori da fare.

Risulta impossibile fare a meno dell’avvocato nel caso in cui i due coniugi non riescano a trovare un accordo: in tal caso, la mediazione di un legale diventa indispensabile.

 

La procedura

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Il divorzio consensuale, molto più rapido, semplice ed economico rispetto a quello giudiziale, viene avviato con la presentazione (in forma di ricorso) della domanda al tribunale da parte dei due coniugi.

 

La domanda di ricorso deve contenere gli elementi essenziali per renderla valida ovvero:

  • Fatti ed elementi di diritto su cui si basa la richiesta di scioglimento del matrimonio;

  • L’esistenza di figli;

  • Le condizioni dei figli ed i rapporti economici con essi.

 

Alla domanda vanno allegati:

  • Le dichiarazioni dei redditi più recenti dei coniugi;

  • L’atto di matrimonio rilasciato dal Comune dove è stato celebrato;

  • Lo stato di famiglia;

  • Il certificato di residenza dei due coniugi.

 

Dopo la presentazione del ricorso, i due coniugi saranno chiamati a comparire personalmente davanti al giudice per il tentativo di conciliazione.

Il Tribunale, dopo aver verificato che la richiesta dei coniugi non sia contraria all’interesse dei figli, in caso positivo pronuncerà la sentenza di divorzio, mentre in caso negativo nominerà il giudice istruttore chiamato ad accertare la legalità delle condizioni stabilite dall’accordo raggiunto dai coniugi.